Capitolo 3: Infarto femminile.

Una recente ricerca all’Università di Bologna ha rilevato come le pazienti di sesso femminile abbiano una probabilità quasi doppia di morire, in ospedale, rispetto agli uomini, perché vi arrivano in media con 2 ore di ritardo; chiedono aiuto dopo un’ora dai primi sintomi e passano spesso ancora 60 minuti prima di arrivare al pronto soccorso. Questo ritardo avviene perché i sintomi o disturbi sono più sfumati: fastidio al petto, come da indigestione accompagnato da senso di nausea e vomito dolore che si irradia alla schiena (tra le scapole), alle spalle, alla nuca, alla mandibola stanchezza e affaticamento anche a riposo, che rendono difficile compiere le normali azioni quotidiane affanno e fiato corto sudore freddo.

Sono questi i sintomi dell’infarto femminile. Possono comparire in modo graduale o improvviso e andare e venire prima di intensificarsi ma, anche se più generici di quelli dell’uomo (forte ed insopportabile dolore al torace che si irradia al braccio sinistro) non vanno sottovalutati. I disturbi sono più sfumati perché nella donna sono i vasi più piccoli e periferici delle coronarie (microcircolo coronarico) ad andare più facilmente incontro ad ischemie (formazione di coaguli di sangue nel lume vasale), inoltre perché le malattie cardiache sono considerate ancora un problema maschile e ciò porta a strategie di prevenzione femminile meno invasive.

CONCLUSIONI:

“Il cuore delle donne non viaggia in una botte di ferro ed esserne consapevoli è un buon motivo per rivolgersi al cardiologo per tempo”.

Seneca diceva che la conoscenza è il bene più importante della vita e l’ignoranza è il danno peggiore.

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