Le piccole perdite di urina sono un problema con cui convivono almeno tre milioni di italiani, per la maggior parte donne, tra i 35 e i 75 anni; probabilmente sono anche di più perché in tanti per pudore o per imbarazzo nascondono il problema (anche a se stessi) e decidono di non affrontarlo.

Chi ne soffre spesso modifica le proprie abitudini: inizia ad uscire meno, non pratica più sport e limita al massimo i rapporti sociali.

Tale situazione innesca una spirale deleteria che può portare a perdita dell’autostima, calo del tono dell’umore e persino a depressione. Non bisogna arrivare a questo punto perché le soluzioni per non soffrire più esistono e sono efficaci. L’importante è rivolgersi allo specialista più appropriato: ciò significa essere già a metà dell’opera.

PERCHE’ AVVIENE:

La forma di incontinenza più comune è quella cosiddetta da sforzo. A provocarla è un indebolimento della muscolatura dell’uretra e del pavimento pelvico. L’uretra è la porzione terminale delle vie urinarie che convoglia l’urina della vescica verso l’esterno; nella donna è lunga circa 3 cm mentre nell’uomo è di circa 16 cm. Il pavimento pelvico, invece, è la struttura formata da una rete di muscoli, legamenti e tessuti posti a sostegno degli organi pelvici, cioè utero, vescica e retto. In pratica l’uretra e’ circondata da un muscolo che, contraendosi, ne regola l’apertura e la chiusura e permette cosi di non perdere l’urina. Lo stesso anche per i muscoli del pavimento pelvico, che si contraggono, evitando fuoriuscite di urina in quei casi che vengono riconosciuti di emergenza dal corpo perchè aumentano la pressione all’interno dell’addome, come durante un colpo di tosse o una risata o sollevamento peso.

Per diverse ragioni però entrambe queste muscolature possono iniziare a funzionare con meno efficienza:

  • L’incontinenza può iniziare durante la gravidanza a causa del peso del bambino e risolversi con il parto; può anche cominciare dopo il parto, specialmente se il travaglio è stato lungo e doloroso oppure il neonato è molto grande. Sono condizioni che favoriscono il prolasso della parte anteriore della vagina che sostiene la vescica; successivamente in modo progressivo anche la vescica comincia a scivolare verso il basso mentre l’angolo tra la vescica e l’uretra si modifica favorendo il ristagno dell’urina. Non svuotandosi mai del tutto, l’organo si riempie velocemente e la donna avverte un continuo stimolo andando incontro a piccole e incontrollabili perdite. Dati certi dicono che due gravidanze raddoppiano il rischio di soffrire di incontinenza.

  • La cistite: spesso l’incontinenza è diretta conseguenza di infezioni alle vie urinarie. Le cistiti recidivanti diventano resistenti agli antibiotici a largo spettro causando l’infiammazione della vescica e del canale uretrale.

  • Menopausa: in cinque casi su dieci, le modificazioni ormonali indeboliscono la vescica, le mucose ed i muscoli perianali.

  • Obesità: il peso eccessivo causa un cedimento dei muscoli del pavimento pelvico

  • Bronchite cronica: (da fumo o altre patologie croniche) interessa due persone su dieci, perché la vescica ha risentito delle ripetute vibrazioni di anni di tosse.

  • Stitichezza

COSA FARE:

Rivolgersi allo specialista: urologo o ginecologo che, in base all’anamnesi ed alla sintomatologia riguardante il disturbo, segnala la strategia più idonea:

  1. Nelle forme lievi tentare di modificare lo stile di vita e le abitudini:

  • ricordarsi di urinare ogni 3 o 4 ore in modo da ridurre il rischio di sfiancamento della vescica

  • bere circa 1,5 litri di acqua al giorno per allontanare il rischio di infezioni

  • alimentazione corretta (frutta-verdura) e cereali integrali, perchè sono ricche di fibre che favoriscono la regolarità intestinale

  • evitare la sedentarietà

Nei casi di media gravità bisogna sottoporsi a tecniche riabilitative utili a rinforzare la muscolatura dell’uretra e del pavimento pelvico. Sono tecniche non invasive che possono portare anche alla risoluzione del problema. Il loro scopo e’ portare al recupero delle abilità perse, a tutto vantaggio di una migliore qualità di vita e di un maggiore benessere generale. La persona va coinvolta e resa consapevole del percorso riabilitativo che sta intraprendendo. Per ottenere una ottimale collaborazione della paziente, bisogna conoscere anche se per sommi capi, l’anatomia, la fisiologia del pavimento pelvico e del basso apparato urinario per agevolare la comprensione di come agiscono le tecniche riabilitative e del percorso prescelto dallo specialista.

TIPO DI FISIOTERAPIA:

Tra le tecniche riabilitative, la più conosciuta è la fisiocinesiterapia. Si tratta di una vera e propria ginnastica che viene eseguita inizialmente sotto la guida della nostra tecnica (ostetrica abilitata); di solito sono sufficienti una decina di sedute, ciascuna di circa 30 minuti; poi gli esercizi devono essere eseguiti regolarmente anche a casa.

Alcune volte è indispensabile ricorrere all’elettrostimolazione, che è una ginnastica di tipo passivo; consiste nell’inserimento in vagina di un elettrodo che ha una dimensione di un assorbente interno; questo elettrodo è collegato ad un macchinario che emette impulsi lievi e non dolorosi, ma più che sufficienti a stimolare la tonicità dei muscoli.

BIOFEEDBACK:

Si tratta di una ginnastica attiva che viene effettuata utilizzando sonde vaginali del tutto simili a quelle per l’elettrostimolazione. Questo tipo di ginnastica è consigliata per quelle donne che hanno una buona coscienza del proprio corpo. Associa agli esercizi di ginnastica stimolazioni visive, tattili ed uditive, in grado di aiutare a scoprire i muscoli coinvolti ed a percepirne meglio i movimenti. Grazie a questa serie di stimoli è possibile essere più coscienti dei riflessi che portano al controllo della continenza. Queste tre tecniche non sono impiegate da sole ma integrate tra di loro all’interno di un ciclo di 10 sedute, personalizzandole a seconda della paziente.

LE TECNICHE MINI-CHIRURGICHE:

Se nessuna di queste strategie ha fatto effetto, è necessario ricorrere ad altre soluzioni:

    1. iniettare sostanze di riempimento, cioè sostanze inerti, cioè che non causano problemi o allergie, attraverso l’uretra; l’obiettivo è aumentare il volume in questa zona. In genere e’ sufficiente un unico trattamento

    2. inserire un nastro di tessuto “sintetico mini sling a singola incisione” intorno all’uretra in modo da sostenerla

    3. carbossiterapia se la parete vaginale si è abbassata

    4. ossigeno-azoterapia se la colpa è delle cistiti ricorrenti

    5. iniezione di botulino per le forme lievi

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