Il PSA ha rappresentato una svolta della diagnosi del tumore alla prostata, ma ha anche causato problemi di eccessiva diagnosi a causa della sua bassa accuratezza.

Il PSA è un enzima specifico del tessuto prostatico che viene prodotto dal tessuto normale, da quello iperplastico e da quello tumorale.

La quantità di PSA prodotta è correlata alla dimensione della ghiandola prostatica. Il livello di PSA misurato nel siero per grammo di tessuto prostatico è più elevato se il tessuto è tumorale rispetto a quello di un’iperplasia benigna.

Il PSA non è un marcatore specifico per il cancro prostatico, in quanto alti livelli di questa molecola nel sangue si trovano anche in pazienti con ipertrofia prostatica benigna, infezioni batteriche, prostatite, traumi o manipolazioni prostatiche.

Quindi il PSA non è un marcatore tumorale ma un marcatore d’organo.

Esistono studi che hanno dimostrato che circa il 20% delle persone con PSA normale (inferiore a 4 ng/ml) ed il 30-40% di quelli con PSA tra 4 e 10 hanno avuto un tumore alla prostata. Per queste ragioni si sono studiati nuovi derivati del PSA dotati di maggiore affidabilità:

  • PSA density
  • PSA velocy
  • Age PSA
  • PSA frazionato (rapporto fra PSA libero e PSA legato ad altre proteine (PSA complessato), si è osservato che in presenza di tumore prostatico si ha una maggiore concentrazione di PSA legato; quindi un basso rapporto PSA libero/totale esprime un aumentato rischio di tumore prostatico.

Tutti questi test hanno contribuito a migliorare l’affidabilità del PSA, ma hanno anche dimostrato i limiti di questo a distinguere, con precisione, i pazienti affetti da tumore prostatico da quelli con altri problemi alla prostata.

Negli anni sono stati individuati sottotipi o isoforme del PSA libero; una di queste isoforme il -2 Pro PSA, risulta aumentato in presenza di tumore prostatico. Da questa considerazione scaturisce il “PHI- indice di salute prostatica” (Prostata health index) esso deriva da un algoritmo che tiene conto del PSA totale, del PSA libero e del -2 pro PSA.

I valori del -2 Pro PSA e quello del PHI (indice di salute prostatica) hanno dimostrato una sensibilità diagnostica superiore al PSA totale ed ai suoi derivati nell’individuazione dei pazienti con tumori prostatici.

L’uso di questo nuovo test risulterebbe indicato per quei pazienti con PSA dubbio (tra 2 a 10 ng/ml) in cui si deve decidere se fare o meno la biopsia. Ricordiamo che le percentuali di biopsie prostatiche negative (cioè in assenza di tumore) in questo range di pazienti si aggira sul 60%; cioè ogni 10 pazienti 6 vengono sottoposti inutilmente a biopsia prostatica.

La biopsia prostatica, eseguita ambulatorialmente ed in anestesia locale, comporta un certo rischio di effetti collaterali. La biopsia prostatica potrebbe essere riservata solo a quei pazienti che presentano valore di PHI superiori ai limiti di riferimento, ovvero 28.

IL PHI NELLA VALUTAZIONE DELLA AGGRESSIVITA’ DEL TUMORE PROSTATICO:
Alcuni studi hanno fatto notare, una buona sensibilità del PHI nell’individuare i tumori prostatici più aggressivi cosi come in alcuni casi di tumori prostatici a bassa aggressività, il PHI può risultare non alterato.

Il PHI, quindi, potrebbe essere uno strumento utile nella scelta del trattamento.
I tumori più aggressivi devono essere sottoposti, in tempi brevi, alle cure più appropriate (prostatectomia o radioterapia); le forme meno pericolose, possono, in alcune circostanze essere monitorate nel tempo (sorveglianza attiva).

Affiancando al PSA totale e PSA libero il (-2) Pro PSA il cui valore viene impiegato all’interno di un’equazione chiamata PHI riusciremo a definire con migliore specificità il carcinoma prostatico e di identificare, con più accuratezza i casi che necessitano realmente di una biopsia. – Prof.ssa Laura Conti – Direttore del servizio di Patologia clinica dell’Istituto Nazionale tumore – Regina Elena – Roma.

Questo significa limitare il numero di accertamenti invasivi (biopsie) inutili (in quanto negativi), che oggi corrispondono al 60-70% di tutte le indagini istopatologiche eseguite sulla prostata, ma anche ridurre la sovra-diagnosi ed i sovra trattamenti in pazienti con malattia non destinata ad una progressione.

Il PSA è un indicatore di attività dell’organo (prostata) ma non un marcatore tumorale (Richard Ablin ha scoperto il PSA nel 1970)

Il PHI può essere considerato un “super PSA” in quanto ha dimostrato di essere più accurato del PSA sia nella identificazione di nuovi tumori prostatici, sia nel predire l’aggressività della malattia- Prof. Montorsi – Urologia S.Raffaele – Milano

Esperienze del S. Raffaele:

  • Un indice PHI superiore a 28 risulta essere sospetto per tumore alla prostata; valori inferiori a questo limite non sono associati a questa malattia
  • Nella pratica clinica un paziente con un valore di PSA elevato ma con un indice di PHI normale potrebbe non essere sottoposto a biopsia prostatica
  • Al contrario un paziente con PSA totale nei limiti ma con un indice PHI elevato richiede una grande attenzione di valutazione da parte del Medico
  • L’introduzione nella pratica clinica del dosaggio del PHI dovrebbe diventare lo studio preferenziale per ogni paziente interessato a conoscere il proprio rischio di avere un tumore prostatico

Presso lo studio si può prenotare:

  • Visita urologica con esplorazione rettale
  • Uroflussometria
  • Indice di salute prostatica (PHI)
  • Ecografia della prostata e delle basse vie urinarie

Le notizie di cui sopra rivestono caratteri generali e non hanno intenzione di sostituirsi ai consigli e prescrizioni del Medico di fiducia o dello specialista.

Per informazioni o prenotazioni:
Studio Medico Sammarra
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Progetto “Prevenzione è Salute”
Responsabile dr Cosmo Sammarra

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